Social Error – Archeologia del digitale
Sinestesia serialità seduzione
Baudelaire profetizzava che l’opera d’arte avrebbe perso la sua “aura”, cioè il suo essere qualcosa di unico in favore dell’effimero e del transitorio; decenni più tardi Walter Benjamin scriveva: “l’opera d’arte entra nell’era della sua riproducibilità tecnica”.
Lo sguardo dell’artista e quello dello spettatore comunicano ormai attraverso il codice di linguaggio e di diffusione tipico della cultura di massa, l’interazione avviene secondo questi nuovi codici e le macchine sono la “protesi” sensoriale e artificiale del nostro corpo.
Oggi, il corpo umano viene utilizzato per promuovere prodotti, anzi anch’esso diviene prodotto di consumo. Le parti del corpo più in vista e più sfruttate dalla cultura dell’immagine, tanto da essere decorate e abbellite, oggetto di sensualità e seduzione, sono quelle legate ai sensi: l’occhio, la bocca, il naso, le orecchie, le mani. La serialità a cui mi riferisco è proprio questa; inoltre, rappresenta l’impatto di ogni singolo individuo con la collettività e la multimedialità di una società che tende sempre ad incrementarsi demograficamente.
L’espressione artistica, di cui “l’immagine” è figlia, nasce come espressione del desiderio. L’Arte ha il potere sovrano di esprimere il Male: l’operazione catartica placa gli animi, libera i sentimenti, sublima le ossessioni e i desideri. Nella società contemporanea il Male prolifera all’ insegna della trasparenza, tutti i messaggi e tutti i codici si mischiano e si attivano a vicenda, i limiti tra Bene e Male sono evanescenti e, nonostante l’eccesso di positività, la seduzione dell’immagine continua a sprigionare il Male nell’indifferenza generale di una società fittizia, mediatica e (auto)programmata. Ogni artista esprime l’oggetto del proprio desiderio, una parte del Male.